Nella giornata di ieri la battaglia fra Brenta e Piave è continuata accanita.
La lotta delle artiglierie che nella notte si era ripetuta ad intervalli, all' alba venne ripresa di nuovo e continuò ininterrotta.
Nelle prime ore del pomeriggio l' avversario lanciò all' attacco le sue masse di fanteria in regione di Col della Berretta.
Per quanto una nostra controffensiva locale di alleggerimento, riuscita a raggiungere due volte la cima di Monte Pertica, avesse richiamato numerose forze nemiche da quella parte, l' urto avversario si abbattè violentissimo sul Col Caprile e sul versante sud del Col della Berretta: venne sostenuto dai nostri e nettamente respinto con contrattacco, con gravi perdite per il nemico.
L' avversario che non aveva mai rallentato l' intenso bombardamento dei rovesci delle nostre posizioni, rifatta la preparazione d' artiglieria e rinnovate le forze, verso sera ripeteva l' attacco, riuscendo a raggiungere Col Caprile.
Le nostre truppe si affermavano su posizioni di poco restrostanti.
La notte arrestava il combattimento.
Alla testata del saliente di Monte Solarolo l' avversario attaccò in forze alle 12,30 appoggiato da un' azione secondaria diretta sul Col dell' Orso e sostenuto da grande spiegamento di fuoco d' artiglieria, avviluppante la nostra linea.
Venne respinto con contrattacco che gli inflisse gravi perdite; riattaccò alle ore 16 con truppe fresche, ma un nuovo contrattacco lo obbligò a indietreggiare e sospendere per la giornata le azioni di fanteria.
Il contegno delle nostre truppe della 4a Armata, nella lotta, che da 4 giorni si svolge asprissima e cruenta fra Brenta e Piave, è pari alla grandezza dell' ora.
Nella resistenza opposta al nemico al saliente del Monte Solarolo si distinsero i riparti della brigata «Ravenna» (37° e 38°), «Umbria» (53° e 54°), «Campania» (135° e 136°) e del 3° raggruppamento alpini.
Fra essi meritano l' onore di speciale menzione il 2° battaglione del 38° fanteria, il 3° battaglione del 53° fanteria, il battaglione Alpini «Monte Pavione» e il battaglione Alpini «Val Maira» che sul fondo di Val Calcino, sbarrando la via al nemico, con glorioso sacrificio ha affermato ancora una volta l' eroico motto: «Di qui non si passa», insegna e vanto degli Alpini nostri.

Firmato: DIAZ

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Brenta
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