78s - 24 agosto
La conquista della Somalia britannica era prevista dal piano strategico di guerra.
Al giovane Impero Fascista, saldo nella sua struttura interna civile e militare, ne era affidato il compito.
Suo strumento era la nostra bene agguerrita armata coloniale, costituita da tutte le genti di tutte le razze dell' Impero, avvinte a noi, saldamente inquadrate dai nostri, potentemente fiancheggiate dalle unità nazionali dell' Esercito, delle Camicie nere, dell' Aeronautica.
Nel quadro generale dell' Impero inglese la Somalia britannica aveva essenzialmente valore strategico per il dominio delle comunicazioni tra il Mar Rosso e l' Oceano Indiano, formando sistema con Aden e Perim, a sbarramento dello stretto di Bab el Mandeb.
Un governatore nominato dal Re di Gran Bretagna, era il comandante e l' amministratore del Protettorato, diviso in sei distretti, con una guarnigione permanente costituita da un corpo cammellato, formato da una compagnia cammellata, una compagnia montata, una compagnia motorizzata e da un corpo di polizia.
Durante la guerra tale guarnigione era stata man mano rafforzata con truppe provenienti da altre regioni dell' Impero britannico (battaglioni della Rhodesia, battaglioni indiani) e con l' organizzazione di bande locali ripartite in quattro settori: - settore costiero di Zeila: bande ed elementi di polizia; - settore di Dobo: reparti del corpo cammellato di polizia e bande; - settore centrale (Hargheisa, Burao, Berbera): battaglioni rhodesiani ed indiani, reparti del corpo cammellato e di polizia, bande, artiglierie; - settori orientali (Erigavo e confine sud - orientale): bande e reparti di polizia.
Il grosso delle forze gravitava nel settore centrale, a protezione di Berbera, cuore del Somaliland.
Era noto che solo una pista camionabile portava dal nostro confine ad Hargheisa, per sdoppiarsi qui in due tronchi affluenti a Berbera, uno per Adadleh e l' altro per Sheikh, entrambi sbarrati nella parte più alta da solide opere semipermanenti la cui costruzione era stata iniziata sin dal 1936.
Il piano di operazioni italiano prevedeva l' impiego di sette brigate coloniali, costituite di vario numero di battaglioni e batterie, rinforzate con unità nazionali di fanteria (battaglioni Camicie nere), unità mitraglieri, compagnie mortai, unità autoblindo, di carri veloci e di carri medi, unità di artiglieria campale e contraerea, reparti della polizia dell' Africa Italiana e da gruppi di bande indigene.
Tali forze, agli ordini del generale di corpo d' armata Guglielmo Nasi, erano ripartite in tre gruppi: - di sinistra, agli ordini del generale di corpo d' armata Sisto Bertoldi; - del centro, agli ordini del generale di divisione Carlo de Simone; - di destra, agli ordini del generale di brigata Arturo Bertello.
Concetto generale di azione: spingere avanti i gruppi di sinistra e di destra, per fissare le ali nemiche, lanciare quindi la colonna centrale contro il grosso nemico per impegnarlo frontalmente ed avvolgerlo.
Lo sviluppo dell' azione era previsto in tre fasi: preliminare, attacco della linea fortificata, sfruttamento del successo.
A fine luglio le forze destinate all' operazione, provenienti in parte da località lontane oltre mille chilometri, per strade rese difficili dalla stagione delle piogge, avevano raggiunto le loro posizioni di partenza: - la colonna Bertoldi, fra Gialelo, al confine con la Costa francese dei Somali, Aiscia e Arouena; - la colonna de Simone, fra Giggiga, Au-barre e Garbahedri; - la colonna Bertello, fra Dagabur, Ual - Ual e Galladi.
Nella notte sul 3 agosto tutte le colonne passavano il confine che molti reparti, specie quelli della colonna Bertello, avevano raggiunto dopo lunghe e faticose marce durate, per talune unità, ininterrottamente otto giorni, in terreno arido, difficile, assolutamente privo di acqua.
Prima fase: dal 3 al 6 agosto.
L' aviazione precedeva l' azione delle nostre truppe riconoscendo piste, segnalando il nemico, collegando le nostre colonne e bombardando efficacemente nei porti di Zeila e Berbera navi nemiche, che presumibilmente erano giunte per portare rinforzi di uomini e di mezzi.
Il gruppo Bertoldi, travolgendo rapidamente le resistenze avversarie, il 3 agosto occupava con il grosso Dabat e con distaccamento Madda, mentre una colonna fiancheggiante raggiungeva Girreh.
Proseguendo rapidamente l' azione, il giorno 5 raggiungeva ed occupava Zeila, mentre avviava su Dobo la colonna fiancheggiante.
Il gruppo de Simone tra il 3 ed il 5 raggiungeva ed occupava l' importante centro di Hargheisa, respingendone le forze nemiche che ripiegavano sulle posizioni retrostanti, incalzate dalle nostre avanguardie.
La colonna Bertello, superando gravi difficoltà di terreno e di clima, raggiungeva Adueina respingendo il presidio inglese, inseguito e mitragliato dalla nostra aviazione.
Alla sera del giorno 6 le operazioni della prima fase, che fu di avvicinamento e dovette essenzialmente superare gravi difficoltà logistiche, erano terminate.
A sinistra Bertoldi, rassodata l' occupazione di Zeila ed occupato Dobo, provvedeva all' occupazione di Loy Ada, al confine con la Costa francese dei Somali (brigata Agosti) e ritirava sulle basi di partenza le truppe esuberanti al presidio della zona occupata; a destra Bertello, in sosta a Adueina, coi fedelissimi dubat, dopo otto giorni di marcia senza trovare una goccia d' acqua, vi si faceva raggiungere dai rifornimenti; al centro de Simone mantenendo contatto col nemico, organizzava la base di Hargheisa, malgrado le difficoltà opposte dalle eccezionali bufere di acqua in tutto l' Hararino, che avevano ridotto in pantano la pista Giggiga - Hargheisa.
Il nemico incalzato dalle avanguardie di de Simone aveva ripiegato su posizioni preventivamente sistemate a difesa presso i valichi che adducono a Berbera.
La sua aviazione, proveniente dai campi del Somaliland e dalle basi di Aden, tentava contro le nostre colonne infruttuose azioni ed era respinta dalla nostra caccia e rintuzzata con ardite incursioni a bassa quota sui campi del nemico.
Seconda fase: dal 7 al 15 agosto.
Il 10 agosto il nostro comando aveva ormai accertato che il nemico concentrava il grosso delle sue forze su posizioni poco a nord della congiungente Adadleh - Argan: posizioni forti per natura di terreno ed apprestamenti difensivi.
Le nostre avanguardie erano riuscite a serrare contro lo schieramento del grosso nemico, superando le resistenze opposte da forze avversarie su posizioni più avanzate, segnatamente al Passo Carrin ed al Passo Godajere; potevano così precisare che il sistema difensivo nemico si estendeva per oltre 20 chilometri attraverso monti intransitabili, organizzato in una serie di fortini reciprocamente appoggiantisi con incroci di fuochi, formidabili per conformazione topografica, per doppio ordine di reticolati, per moltissime postazioni in caverna.
Il generale Nasi completava lo schieramento dell' attacco, facendo affluire la LXX brigata del gruppo Bertoldi.
Il gruppo de Simone veniva così a disporre per l' attacco di sei brigate, oltre le truppe di rinforzo.
L' attacco ebbe inizio nel pomeriggio del giorno 11, preceduto ed accompagnato dall' azione dell' aviazione che, agli ordini del generale di brigata aerea Collalti, agiva con ondate successive di bombardieri sugli apprestamenti difensivi nemici e con incursioni di cacciatori mitraglianti sui campi dell' aviazione nemica.
L' avversario sfruttando gli apprestamenti difensivi opponeva però tenace e valida resistenza con il fuoco, con il contrattacco, con bene organizzate azioni di artiglieria.
La nostra azione riprendeva il giorno 12 e continuava accanita nei giorni 13 e 14.
Malgrado le difficoltà opposte dal clima e dal terreno manovrando sagacemente, concentrando gli sforzi alle ali, le nostre truppe valorose, con il valido appoggio dell' artiglieria e i ripetuti bombardamenti aerei, progredivano metodicamente travolgendo successivi e muniti ordini di difesa avversaria.
Il giorno 15, previo violento bombardamento aereo seguito da precisa preparazione di artiglieria, la XV brigata alla nostra ala destra conquistava di slancio gli ultimi capisaldi nemici a cavallo della rotabile per Lafaruk: nel solo caposaldo n. 1 venivano fatti prigionieri 13 ufficiali ed altri militari inglesi e nel suo interno si contavano oltre 200 morti di un battaglione rhodesiano.
Contemporaneamente, alla sinistra la II brigata, travolti gli ultimi centri di resistenza del nemico, ne avvolgeva l' ala destra.
A notte gli inglesi ripiegavano lasciando sul terreno centinaia di morti e nelle nostre mani numerosi prigionieri ed ingente quantità di materiale, fra cui artiglierie.
Dopo quattro giorni di lotta accanita il sistema difensivo inglese era così completamente travolto.
Terza fase: dal 16 al 19 agosto.
Superata in tal modo la principale posizione difensiva del nemico, le nostre truppe proseguivano nella loro avanzata: XV brigata su Lafaruk, fiancheggiata a sinistra dalla XIII e a destra dal gruppo delle bande Bertello, con il compito di avvolgere le difese da esse investite; in riserva le brigate LXX e XIV. L' aviazione continuava a conservare il predominio del cielo proteggendo le sottostanti colonne, bombardava e volgeva in fuga rinforzi nemici accorrenti, infliggendo loro sensibilissime perdite ed iniziava un sistematico bombardamento delle navi da carico e da guerra che il nemico faceva affluire nel porto di Berbera.
Una nostra colonna autocarrata, costituita con elementi di volontari tratti da tutte le forze armate, da un battaglione di Camicie nere e da uno indigeno, agli ordini del luogotenente generale Passerone, partita da Zeila raggiungeva nel frattempo Bulhar, lungo la strada costiera che da Zeila conduce a Berbera.
Il gruppo de Simone presto urtava presso Lafaruk con il secondo sistema difensivo anch' esso munitissimo di reticolati, trincee e caverne, sul quale avevano ripiegato le truppe sconfitte e dove erano affluiti gli ultimi rinforzi disponibili nel territorio della colonia.
Il 18 agosto anche tale ultimo baluardo inglese, investito frontalmente ed avvolto alle ali, veniva sfondato.
Battaglioni indiani con accaniti contrattacchi, cercavano invano di liberarsi della pressione dei nostri, per poi fuggire in direzione di Berbera.
Il generale Nasi lanciava allora verso Berbera la colonna motorizzata già predisposta per lo sfruttamento del successo e costituita con unità della polizia A. I., mentre gli inglesi, in disordinata fuga, dopo l' inutile prodezza di incendiare la parte europea di Berbera, si sforzavano di mettersi in salvo sull' ultima nave da guerra rimasta in porto, ripetutamente bombardata dalla nostra aviazione.
Il 19 le nostre truppe entravano in Berbera.
Durante le operazioni abbiamo catturato alcune centinaia di automezzi e di armi automatiche, numerose artiglierie e carri armati, ingenti quantità di munizioni, di viveri e di materiale del genio e di sanità.
Nelle nostre mani sono inoltre rimasti qualche centinaio di prigionieri delle truppe regolari e tutte le truppe somale, ammontanti a circa un migliaio di uomini.
Tali truppe erano state impiegate per proteggere l' imbarco degli inglesi e abbandonate poi alloro destino.
Il loro rastrellamento continua.
Per virtù dei capi e il valore delle truppe, in appena diciassette giorni la Somalia britannica era così definitivamente conquistata con la decisione e la rapidità con la quale è ormai costume dell' Italia fascista ed imperiale di condurre le sue imprese coloniali.
Merita di essere segnalato il magnifico comportamento delle truppe nazionali: artiglieri, carristi, Camicie nere, motociclisti mitraglieri, polizia A. I., autieri e personale sanitario.
E così il valido contributo dato dall' aviazione, con le sue azioni di ricognizione e di bombardamento, con le crociere e le incursioni a bassa quota, sugli aeroporti del nemico, delle formazioni da caccia.
Alla impresa hanno partecipato tutte le genti dell' Impero, remotamente o solo recentemente assoggettate, ma tutte saldamente inquadrate nei nostri battaglioni coloniali e sinceramente fedeli alla nostra bandiera.
La conquista della Somalia, oltre ad essere una grande vittoria, costituisce anche la più schiacciante smentita della propaganda con la quale l' Inghilterra pretendeva creare nell' A.O.I.
una situazione politica precaria ed insostenibile; essa realizza quella unità delle genti somale sotto la bandiera dell' Italia fascista, che era da tempo una ardente aspirazione di quelle popolazioni, come hanno ampiamente dimostrato le numerose sottomissioni effettuate durante il corso stesso dell' azione.
Man mano che l' occupazione si estendeva nei centri più importanti, già sedi di distretti inglesi, i funzionari di governo dell' Amministrazione dell' Africa Italiana hanno iniziato la loro attività politico - amministrativa, con grande soddisfazione delle popolazioni che continuano ad accorrere per dichiarare la loro sottomissione e fare atto di omaggio al Governo d' Italia.

Entità nominali

Luoghi:
Navi:
Unità militari:
Persone:
Aeroplani:
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Luogo Reset
Carrin
Costa Francese dei Somali
Dabat
Dagabur
Dobo
Erigavo
Galladi
Garbahedri
Gialelo
Girreh
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EntitàTipo 
de SimonePersone
Guglielmo NasiPersone
NasiPersone
PasseronePersone
Sisto BertoldiPersone